I Geoelminti: parassiti intestinali degli animali domestici e della specie umana - Ambiente, Animali e Veterinaria

I geoelminti (definiti dagli anglosassoni soil-transmitted helminths) sono parassiti dell’uomo a localizzazione intestinale le cui uova, una volta espulse dall’ospite con le feci, necessitano di un periodo di maturazione nel terreno prima di poter infestare un nuovo ospite.

Essi comprendono:

·         Ascaridi (Ascaris lumbricoides), detti anche vermi “tondi (roundworms)”.

·         Tricocefali (Trichuris trichiura) definiti anche vermi “a frusta (whipworms)”.

·         Ancilostomi (Ancylostoma duodenale e Necator americanus), denominati anche “vermi ad uncino (hookworms)”.

Questi parassiti causano infestioni molto diffuse nel mondo, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, sebbene ancora neglette (Neglected Tropical Diseases). Essi sono ritenuti di scarso significato epidemiologico in Italia e nella maggior dei Paesi industrializzati. Tuttavia, la globalizzazione e l’incremento di viaggi e spostamenti da parte della popolazione mondiale favoriscono la diffusione di queste parassitosi intestinali da aree endemiche a quelle non endemiche.

La diffusione dei geoelminti è favorita dal clima caldo-umido, dall’elevata densità della popolazione, da acque per uso domestico non potabili, da scarsa presenza d’impianti igienici e fognature ed in generale dalla mancanza di norme igienico sanitarie.

L’origine delle infestioni da geoelminti risale probabilmente alle attività preistoriche di addomesticamento del cane e del maiale. Le specie che parassitano l’uomo sono molto simili a quelle che parassitano questi animali domestici e potrebbero essere state trasmesse all’uomo dopo le ultime glaciazioni.

Alcune specie di ascaridi, tricocefali ed ancilostomi degli animali possono infestare anche l’uomo; ad esempio Toxocara canis, elminta diffusissimo nei cani in tutto il mondo, è causa di antropozoonosi a trasmissione indiretta.

Toxocara canis (dal greco tòxon = arco e cara = testa) è un parassita classificato nel Phylum Nemathelminthes, Classe Nematoda, Ordine Ascaridida, Superfamiglia Ascaridoidea, Famiglia Ascarididae.

Sono nematodi di notevoli dimensioni e di colore giallo-biancastro, immediatamente riconoscibili, poiché quando vengono espulsi con il vomito e con le feci, sono notevolmente mobili.

T. canis è un ascaride trilabiato fornito di strette ali cefaliche. Il maschio, lungo 5-10 cm, ha estremità caudale arrotolata su se stessa che termina con un’appendice digitiforme ed è provvisto di spiculi lunghi 0,7-1,3 mm. La femmina, lunga 9-18 cm, presenta vulva che si apre centralmente nel quarto anteriore del corpo.

Maschi e femmine vivono nell’intestino tenue dei propri ospiti.

Il ciclo biologico di Toxocara canis è diretto. Nella sede di localizzazione, le femmine depongono uova insegmentate a guscio mammelonato, molto resistenti (possono rimanere infestanti nel terreno per molti anni). La schiusa è possibile in numerose specie di ospiti, cane e uomo compreso. I cani possono infestarsi di T. canis sia ingerendo uova infestanti (contenenti le L2) sia alimentandosi di altri animali (ospiti paratenici) i cui tessuti contengono le larve di questi parassiti. Quando una larva infestante di T. canis fuoriesce dall’uovo o si libera dai tessuti digeriti dell’ospite paratenico, entra nella mucosa del piccolo intestino e migra in diversi organi. Attraverso il circolo venoso portale la larva, entro uno o due giorni, raggiunge il fegato. Alcune rimangono in questo organo per un tempo indefinito, avvolte da una reazione tissutale, altre si dirigono rapidamente verso i polmoni tramite la vena cava posteriore, il cuore destro e l’arteria polmonare. Raggiunti i polmoni si presentano alle larve due possibilità: possono penetrare negli alveoli, risalire l’albero tracheobronchiale e quindi passare dall’esofago all’intestino per maturare sessualmente, oppure rimanere nel torrente circolatorio ed essere successivamente incapsulate in un tessuto di reazione rimanendovi infestanti per mesi o anni. Nei cuccioli molto giovani (3-5 mesi) la maggior parte delle larve, dopo una migrazione epato-polmonare, vengono deglutite e raggiungono l’intestino dove si sviluppano a parassiti adulti. Nei cani di età superiore ai 4-5 mesi, le larve di Toxocara canis migrano dal polmone al cuore sinistro e tramite la circolazione raggiungono diversi tessuti dove rimangono quiescenti per poi essere riattivate, nelle femmine, durante la gravidanza.

Difatti, è molto frequente la trasmissione verticale delle larve di T. canis dalla madre ai cuccioli, sia per via transplacentare, nella seconda parte della gravidanza, sia per via transmammaria, durante l’allattamento. Dopo 23-40 giorni dalla nascita, queste larve maturano e i cuccioli infestano l’ambiente con le uova.

E’ frequente anche la trasmissione orizzontale per ingestione di ospiti paratenici (es. lombrichi, roditori, uccelli, etc.).

La durata minima del periodo di prepatenza di T. canis è di 4-5 settimane nel caso di trasmissione orizzontale (ospiti paratenici), di 2-3 settimane nel caso di trasmissione verticale.

Le manifestazioni cliniche nei cani dipendono da:

1.       Età dei soggetti (i cuccioli sono più sensibili).

2.       Stato immunitario.

3.       Carica infestante.

Frequentemente si riscontrano:

·         estensione della parete addominale (addome a botte);

·         diarrea, vomito (spesso con ritrovamento di adulti);

·         dimagrimento, anemia, astenia, ecc.

·         tosse, muco nasale, processi flogistici e granulomatosi a carico di polmone e fegato (causati dalla migrazione delle larve);

·         lesioni tossico-allergiche.

La sintomatologia clinica non è indicativa. La diagnosi ante-mortem si basa sull’esame copromicroscopico che consente di mettere in evidenza le tipiche uova di Toxocara canis che si presentano insegmentate, di colore bruno-giallastro, forma subsferica (circa 70 x 90 μm) e con rivestimento esterno proteico uniformemente punteggiato (parete mammellonata).
La tecnica consigliata è la flottazione, con utilizzo di soluzioni a basso peso specifico (1.200-1.250), saline o zuccherine.
Toxocara canis presenta una distribuzione cosmopolita. Sono colpiti soprattutto i cuccioli.

Gli antiparassitari di maggior utilizzo per il controllo della infestione da ascaridi nel cane sono antielmintici ad ampio spettro come pyrantel pamoato, mebendazolo, fenbendazolo e levamisolo. Tutti i cuccioli dovrebbero essere trattati a 2 settimane di vita e ancora dopo 2-3 settimane per eliminare i parassiti acquisiti prima della nascita. Le madri dovrebbero essere trattate agli stessi tempi in modo da eliminare possibili infestazioni assunte nel post-partum. Il trattamento dovrebbe essere mantenuto con 45-60 giorni di intervallo fino al quinto-sesto mese di vita dei cuccioli. Per ulteriori dettagli sugli antiparassitari,

L’ascaride dell’uomo, Ascaris lumbricoides, è un geoelminta molto diffuso nei Paesi tropicali e sub-tropicali. Tuttavia, anche in Italia e negli altri Paesi industrializzati si riscontrano numerosi casi di ascaridiosi soprattutto tra gli immigrati.
In seguito all’infestione mediante ingestione di uova larvate, la migrazione delle larve ai polmoni causa reazioni infiammatorie o di ipersensibilità con tosse, bronchite ed allergie, accompagnati da eosinofilia.
La presenza dei parassiti adulti a livello intestinale può causare dolori addominali, nausea, diarrea e vomito. Nei bambini sono frequenti anche le ostruzioni intestinali, con elevata mortalità.
I derivati benzimidazolici (albendazolo, mebendazolo), il levamisolo ed il pyrantel sono considerati efficaci per il controllo su larga scala. L’infestione da
 Toxocara canis (come anche quella da Toxocara cati del gatto) è una antropozoonosi a trasmissione indiretta.

Nei parchi pubblici, nei campi da gioco, nei recinti dei canili, nei cortili delle città e in altri luoghi dove i cani defecano, possono essere presenti numerosissime uova infestanti di questo parassita. Anche piccole quantità di terra altamente infestata possono contenere uova di T. canis, che possono passare facilmente dalle dita imbrattate di terra all’interno del corpo.

La principale via di infestione per l’uomo è rappresentata dall’ingestione accidentale di uova embrionate (con L2) dall’ambiente esterno, in particolare dal terreno (geofagia frequente soprattutto tra i bambini). Una seconda via di infestione è rappresentata da assunzione di vegetali crudi (insalate, ortaggi, etc.) o frutta mal lavati e contaminati. Un’ulteriore fonte di trasmissione può essere l’acqua proveniente da pozzi contaminati con feci di cane; infine, il contagio può verificarsi anche in seguito al consumo di carne cruda o poco cotta di ospiti paratenici (es. pollo, coniglio etc.) infestati.

L’infestione da Toxocara canis nell’uomo si può manifestare sottoforma di:

·         larva migrans viscerale (LMV) e

·         larva migrans oculare (LMO).

Nel caso di LMV, la migrazione delle L2 attraverso i tessuti causa tragitti emorragico-necrotici, caratterizzati da infiltrati linfocitari ed eosinofilici. Le larve possono arrestarsi in diversi distretti organici (es. fegato, polmone, etc.) con formazione di granulomi eosinofilici. La sindrome da LMV può manifestarsi con eosinofilia elevata, dolori addominali, epatomegalia, allergie, infiammazioni polmonari e talvolta miocarditi ed epilessie.

La LMO che si manifesta con retinite granulomatosa, compare a 3-13 anni d’età e somiglia, dal punto di vista oftalmologico, ad un retinoblastoma, ma può essere differenziato da questo con l’esame sierologico.

Sia nelle sindromi da LMV che da LMO, il sospetto clinico può essere confermato dall’utilizzo di tecniche sierologiche (ELISA) per la messa in evidenza delle IgG specifiche nei confronti delle L2 di T. canis.

Spesso le forme viscerali sono autolimitanti e non richiedono trattamento. In caso di sintomatologia manifesta, la somministrazione di corticosteroidi, benzimidazolici o ivermectina è efficace sia nei confronti della sindrome da LMV che da LMO.

Le misure di controllo si basano, oltre che sul rispetto delle norme igienico-sanitarie, anche sul trattamento dei cuccioli che sono i maggiori responsabili della contaminazione ambientale; è importante anche evitare l’accesso dei cani nelle aree ricreative e nelle aree coltivate ad ortaggi.

Marco Auriemma

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