Quello strano libro che aveva tra le mani, con quella dedica misteriosa, emanava un fascino inquietante. Non è detto che sia dedicato proprio a me, pensò Antonio, rileggendo una volta di più la breve scritta a penna. Un’espressione interdetta si dipinse sul suo volto stanco. Si avviò verso la poltrona sulla quale, fino a poco prima, era stato seduto ignaro dell’esistenza del volume e del suo contenuto.
“Il ciclo del Re di Pollena”, ripeté tra sé, prima di cominciare a leggere il primo capitolo del libro, intitolato “L’incontro dei tre Consiglieri del Viale”…
Da diversi minuti fissava distratto le case all’orizzonte tenendo tra le labbra un sigaro spento e consumato per metà. Aspettava in piedi che arrivassero gli altri, nonostante avesse accanto a sé diverse sedie vuote e la spaziosa sella della sua motocicletta. Era come al solito perso nel mare magnum dei propri pensieri, impegnato a gettare le basi di un progetto tutto mentale che mai avrebbe visto una realizzazione.
«Francé» disse a un tratto una voce fin troppo familiare che gli fece capire che era tempo di tornare alla realtà. Salutò l’amico chiedendogli se volesse un caffè mentre gli stringeva la mano e gli rivolgeva un sorriso poco convinto.
«Cosa è successo?» domandò il nuovo arrivato fissando con curiosità il mezzo sigaro che l’altro dalla bocca circondata da una barba ispida aveva portato nella mano nodosa. «Non hai sentito? Ancora topi d’appartamento. Ormai non si può stare più tranquilli».
«È mai possibile che ogni notte è la stessa storia? Ieri…».
«Nemmeno stanotte sono riusciti a rubare nulla» lo interruppe l’altro scuotendo la testa, un po’ per lo sconforto causato dai continui tentativi di furto che in quella zona si ripetevano con cadenza quasi giornaliera, un po’ per deplorare le qualità di quelli che dovevano essere dei malviventi da quattro soldi.
Il suo interlocutore fece un sorriso amaro, poi senza parlare andò a sedersi su una delle sedie vicine. Per qualche minuto stettero così, in silenzio, a fissare il vuoto.
«Dobbiamo scegliere con saggezza il modo più opportuno di muoverci».
«Sì…ma è chiaro che il re è in difficoltà. Mi chiedo se sia all’altezza del…». Non finì la frase, colpito dalla severa espressione che si dipinse sul volto dell’altro.
«È appena stato nominato. È normale che della gentaglia cerchi di approfittare della situazione. Il vecchio re è all’estero, il nuovo non siede sul trono che da pochi giorni. Quale situazione migliore per dei criminali? No, dammi retta: il problema non è l’incapacità del re». Il suo intervento non ammetteva repliche. Del resto Francesco non aveva voglia di cominciare già la discussione. Avrebbero aspettato che arrivasse l’ultimo dei Consiglieri del Viale, quindi avrebbero deciso insieme il da farsi.
Tempo qualche minuto e questi si presentò. «Alla buon’ora, Salvatore» dissero i due quasi in coro.
«Avevo un paio di faccende da sbrigare» si giustificò rimanendo nel vago, poi con lentezza li salutò stingendo loro con forza la mano. «Saputo di stanotte?». Sì, sapevano entrambi. Si scambiarono un paio di battute di circostanza, poi decisero di entrare nel bar e occupare la sala più interna del locale, angusta e impregnata dell’odore di fumo. Lì sarebbero stati soli e avrebbero potuto parlare con calma della situazione.
Già, la situazione. Come la legge di Pollena comandava, alle nozze del vecchio re questi aveva abdicato e indicato il proprio successore. La scelta, come confermarono diversi notabili del territorio ammessi all’evento, fu tutt’altro che facile, ma alla fine si impose Davide, che forte della fiducia del vecchio sovrano poté indossare la corona. Ma dopo nemmeno un paio di giorni dal passaggio di consegne iniziarono i guai per il giovane sovrano. Ladri che di notte si intrufolavano negli appartamenti dei suoi sudditi, provocando la rabbia e la disperazione delle vittime. Non sempre i malviventi riuscivano a portare a termine il loro “lavoro”, ma ad ogni tentativo, ancorché fallito, aumentava l’ansia nella popolazione. Da qui l’esigenza dei tre Consiglieri del Viale di riunirsi in un incontro informale per decidere le misure da adottare, nell’interesse del re, al quale erano fedeli, ma anche e soprattutto nell’interesse del popolo e delle loro terre.
Dopo circa un’ora i tre tornarono all’aria aperta. Il tempo si era un po’ rannuvolato, ma il sole continuava a scaldare l’aria del pomeriggio ormai inoltrato.
«Allora è deciso». Sì, era deciso. I tre avrebbero chiesto un incontro con il re, e nel frattempo avrebbero cercato di intuire la posizione dei notabili del territorio sull’intera questione.
«Bisogna agire in fretta» aggiunse Salvatore prima di allontanarsi dagli altri due. Francesco buttò quello che restava del sigaro e salì in sella alla sua moto…
Letta l’ultima parola del capitolo Antonio chiuse automaticamente il libro. Che storia era mai quella, si chiese, avviandosi lentamente verso la camera da letto che un tempo aveva condiviso con Clara. Ci avrebbe pensato l’indomani, a mente lucida.
Carmine De Cicco
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