Capita spesso, ad amici veterinari ed a me che sono un laureando in Medicina Veterinaria e Dott in Scienze e Tecnologie Zootecniche e delle Produzioni Animali, di ricevere la telefonata di donne in dolce attesa che ci chiedono allarmate se debbano o meno dare via il proprio gatto, ora che aspettano un bambino, perché hanno sentito parlare della Toxoplasmosi come di una malattia trasmessa dai gatti che può nuocere gravemente al feto. Cerchiamo allora di fare chiarezza sulla patologia. La Toxoplasmosi è una malattia causata da Toxoplasma gondii, un coccidio che ha come ospite definitivo il gatto (e gli altri felini). Il gatto si infesta ingerendo la carne cruda o poco cotta di altri animali che contiene gli stadi intermedi del coccidio; il gatto poi elimina le oocisti (cioè le "uova" di T. gondii) con le feci per 3-21 giorni. Per infettarsi l'uomo deve ingerire le oocisti eliminate dal gatto, cosa che può avvenire ad esempio per contaminazione delle mani durante la pulizia della lettiera del micio oppure tramite l'ingestione di vegetali contaminati dalle feci di gatto con Toxoplasmosi.
Un'altra via di infestazione per l'uomo è l'ingestione di carne cruda o poca cotta (contenente gli stadi intermedi del parassita). Nell'uomo la maggior parte delle infezioni è asintomatica, tanto che spesso non ci si accorge di aver contratto la malattia. Se però l'infezione viene contratta da una donna in stato di gravidanza che non ha precedentemente contratto la malattia (cioè che è esposta per la prima volta all'infezione), in alcuni casi può esserci un'infezione del feto, con aborti, natimortalità e danni al sistema nervoso centrale. Per evitare che ciò accada, il consiglio alle donne in dolce attesa che vivono con un gatto o hanno contatti con gatti è quello di non nutrire il gatto con carne cruda o poco cotta (in modo che non il gatto non si infetti) e di evitare di maneggiare le feci del gatto. Inoltre, è necessario lavare accuratamente i vegetali che si desidera consumere crudi, evitare di mangiare carne cruda o poco cotta ed indossare guanti quando si maneggia la carne o si lavora la terra. La toxoplasmosi è una malattia infettiva, causata dal protozoo Toxoplasma gondii, parassita intracellulare obbligato diffuso tra i mammiferi e gliuccelli. Il Toxoplasma gondii vive in genere nel tratto intestinale del gatto, che si infetta cibandosi di carne di piccoli roditori. Il gatto rappresenta l'animale serbatoio per la riproduzione del protozoo, in quanto nel suo intestino il toxoplasma svolge il suo ciclo di riproduzione sessuata. Leovocisti vengono emesse con le feci del gatto e possono essere ingerite da un altro animale o rarissimamente dall'uomo, i quali rappresentano quindi suoi ospiti intermedi. Una recente ricerca ha dimostrato che la coabitazione tra gatti e uomo è un fattore di rischio importante per l'infezione di Toxoplasma, ma che è molto più pericoloso cibarsi di carni crude o poco cotte (specie di agnello), di insaccati, di verdure lavate male o di latticini non pastorizzati. Nell'uomo la toxoplasmosi può manifestarsi in forma acquisita o connatale. L'infezione può causare schizofrenia. La toxoplasmosi acquisita è una infezione primaria contratta sia con l'ingestione di ovocisti tramite cibo (carni bovine e suine non sufficientemente cotte o crude, verdure crude non lavate), sia più raramente per ingestione di ovocisti mature di Toxoplasma gondii a seguito del contatto con oggetti, terreno o altro materiale contaminato dalle ovocisti di toxoplasma. Penetrate nell'organismo, le ovocisti danno origine a forme asessuate che si diffondono con il sangue a tutto l'organismo e quindi penetrano e si moltiplicano nelle cellule di organi e tessuti sotto forma di pseudocisti. L'infezione decorre generalmente in forma asintomatica o con sintomi lievi caratterizzati da interessamento linfoghiandolare (linfoadenopatia simil-mononucleosica). Nelle forme più gravi, soprattutto in soggetti immunodepressi (per esempio AIDS), si possono manifestare meningoencefalite, polmoniti atipiche, retinocoroidite, miocardite ed epatite. La toxoplasmosi è una delle malattie infettive facenti parte del complesso TORCH per cui è necessario lo screening durante la gravidanza. Se l'infezione interessa una gestante, i rischi e le possibili complicanze feto-neonatali date dal passaggio dei trofozoiti al feto possono essere aborto o morte fetale; prematurità, ritardato accrescimento intrauterino; letargia (patologia specifica dell'adattamento postnatale). Inoltre, a carico del sistema reticoloendoteliale, si possono manifestare: epatosplenomegalia; calcificazioni epatiche; ittero; anemia emolitica; petecchie, ecchimosi. Possono insorgere polmonite,miocardite, lesioni ossee, lesioni nervose quali encefalite; microcefalia; idrocefalia; calcificazioni intracraniche; ritardo dello sviluppo psicomotorio; sordità. A carico del sistema oculare possono insorgere corioretinite e alterazioni visive. Dal punto di vista immunologico, infine, possono insorgere anomalie immunologiche umorali e/o cellulo-mediate. Si considerano non protetti dalla toxoplasmosi gli individui con titolo anticorpale specifico inferiore a 1/64 (corrispondente a 10 U.I./ml). L'identificazione delle gestanti non premunite, ossia non protette, può permettere un'efficace profilassi della fetopatia toxoplasmica, dato che soltanto nelle gestanti che non hanno subito la primo-infezione può verificarsi l'infezione dell'embrione. In caso di primo-infezione materna accertata, è possibile attuare la diagnosi prenatale della eventuale infezione fetale mediante la ricerca degli anticorpi IgM specifici e il tentativo di isolamento del toxoplasma nel sangue fetale (prelevato con fetoscopia o funicolocentesi ecoguidata), anche se l'alto rischio fetale legato a queste metodiche diagnostiche invasive può essere considerato sproporzionato rispetto allo scopo che si intende conseguire, considerato anche il fatto che con i medesimi farmaci che si somministrano alla madre infetta è possibile anche curare l'eventuale fetopatia toxoplasmica. L'accertamento diagnostico si attua effettuando l'isolamento del Toxoplasma gondii in colture di tessuti o nel topo; i metodi sierologici utilizzati sono Dye- Test (Sabin-Feldman), emoaglutinazione indiretta (o passiva), fissazione del complemento, agglutinazione diretta, immunofluorescenza (IgM, IgG, IgA), metodi immunoenzimatici, intradermoreazione e infine con metodi di biologia molecolare come RT-PCR o Nested PCR. Pirimetamina associata a sulfamidici (per esempio sulfadiazina). Durante il primo trimestre di gravidanza si sostituisce la pirimetamina (teratogena) con la Spiramicina. In ogni caso è opportuno somministrare acido folinico per tutta la durata del trattamento.
Nel cane la toxoplasmosi si può manifestare in tre forme:
* acuta;
* subacuta;
* cronica (sintomatica o asintomatica) La forma acuta è caratterizzata da febbre elevata (41-41,5 °C), vomito, diarrea e segni di broncopolmonite. Spesso si conclude con la morte dell'animale.
La forma subacuta presenta gli stessi sintomi di quella acuta ma in forma attenuata. La forma cronica sintomatica è caratterizzata da anemia e dimagrimento. Il cimurro ed altre virosi si possono associare alla toxoplasmosi, mascherando il quadro di quest'ultima. Da non confondere con la neosporosi.
Marco Auriemma
Scrivi commento
Stella Auriemma (lunedì, 23 settembre 2013 18:31)
Complimenti Marco!
Ottima descrizione della patologia.
Aggiungerei che esiste una terapia in gravidanza per la donna infetta e che è possibile accertarsi dell infezione fetale ovvero quando il bambino e ancora nella pancia attraverso l amniocentesi .